Sapete cos'è un Goum?
Noi ignoravamo la sua esistenza finchè, qualche tempo fa, un amico ce ne ha parlato.
È una parola di origine araba, precisamente del Maghreb, che significa "alzarsi", ma non è tutto, perchè questo vocabolo racchiude in sè un significato più completo e profondo.
Goum rappresenta un popolo, o meglio una tribù, che si alza, che si rimette in piedi e camminando torna alla vita.
Purtroppo la storia ci racconta un aspetto completamente diverso, infatti con il termine goumier, si indicavano i soldati di nazionalità marocchina che furono accorpati all'esercito francese tra il 1900 e il 1956.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i goumier arrivarono in Italia, e il loro passaggio non fu per niente indolore, si lasciarono infatti alle spalle crimini, omicidi e saccheggi.
Solo negli anni '70 il nome dei goumier venne riabilitato, grazie a una nuova esperienza nata in Francia che si ispirava proprio a quelle tribù originarie del Maghreb: gruppi di persone, molto diverse tra loro, per una settimana in cammino in zone desertiche.
Il Goum quindi non è solo avventura, ma una vera e propria esperienza di libertà e allo stesso di impegno e riflessione.
Oltre a tutto questo c'è anche un aspetto spirituale, che non deve essere per forza inteso in senso religioso, perchè si tratta di avvicinarsi allo spirito, al nostro vero e puro essere, che spesso la routine, la frenesia della vita quotidiana e i canoni sociali, tendono a mettere in secondo piano.
C'è una frase che a mio avviso, rappresenta l'essenza del Goum: Ciò che conta è l'essenzialità!
Per chi farà questa esperienza, sarà la frase da ripetere come mantra, soprattutto nei momenti più difficili, quando vi chiederete perchè avete accettato e vorrete maledire tutti e tornarvene a casa comodamente seduti su un autobus.
Ci sono 6 semplici regole, che sarà difficile comprendere e accettare:
1. Niente orologio
Per una settimana non saprete mai che ore sono. Imparerete a vivere la vostra giornata senza sapere se è ora di pranzo o del caffè. L'unica speranza è saper interpretare la posizione del sole e delle ombre, ma se non siete delle Giovani Marmotte, avrete i vostri problemi. Ma credetemi, non sapere l'ora sarà l'ultimo dei vostri pensieri!
2. Niente cellulare
So che vi sembra assurdo e so che qualcuno di voi al solo pensiero di separarsi per una settimana dal proprio Iphone comincia ad avvertire tremori e ansia incontrollabili. Non ci sono eccezioni, se volete partecipare, scordatevi internet, wi.fi e facebook, per una settimana sarete "fuori dal mondo".
NdR il divieto vale per qualsiasi supporto informatico, non fate i furbi!
3. Niente soldi
Lasciate a casa carte di credito, bancomat e assegni, tanto non vi serviranno, avete già tutto ciò che vi occorre. E comunque siete in un "deserto", anche volendo non sapreste cosa comprare!
4. Niente macchina fotografica
Se siete come noi, e non uscite mai senza reflex, compatta o smartphone, per poter immortalare qualsiasi cosa in qualunque momento, preparatevi a uno shock. Avrete solo la vostra memoria per fotografare posti, volti e momenti.
5. Niente cibo extra
Non comprate barrette energetiche nè integratori, sono proibiti e comunque non ne avrete bisogno, non si muore di fame.
Questo non vuol dire che ricorderete con piacere i vostri pasti, mettetevi il cuore in pace, saranno terribili.
Al vostro risveglio un caffè molto molto lungo o un thè appena ambrato, accompagnati da una ciotola di riso bollito (si, avete capito bene).
A pranzo, niente.
Per cena invece un'altra ciotola di riso, con legumi e una tazza di brodo! (Ammetto di non avere mai preso la tazza di brodo, era troppo...)
Anche se non mi crederete, alla fine della settimana tutto questo vi sembrerà quasi buono.
I primi giorni ovviamente avrete fame, ma poi il vostro corpo si abituerà e vi accorgerete che basta molto meno cibo rispetto a quello che normalmente consumiamo.
Detto ciò, al primo autogrill che incontrerete sulla strada del ritorno a casa, vi sentirete come Charlie nella Fabbrica di Cioccolato di Willy Wonka, un'esperienza che vi farà tornare bambini.
Ultimo consiglio, avvertite parenti e amici che vi aspettano a casa, di non preparare riso per nessuna ragione: non importa se sotto forma di risotto o di arancini, sarà comunque vietato fino a completa disintossicazione!
6. Si indossa la djellaba
E' il tipico vestito beduino, tutti la devono indossare, non come divisa, ma come simbolo di fraternità.
Concetto meraviglioso, a parole, ma quando verrà il momento di indossarla, vi passerà tutta la poesia.
E' di lana, e punge.
Per chi non ha la corporatura dell'orso Yoghi è enorme (portatevi una cintura).
L'unico vantaggio pratico è che ripara dal caldo torrido del deserto (ecco spiegato perchè i beduini non indossano calzoncini e maglietta...) e vi scalderà dal freddo della notte.
Allo scadere dei sette giorni sarete felicissimi di toglierla!
A questo punto, se accettate le regole, siete pronti per partire e a preparare il vostro zaino con lo stretto necessario (ricordatevi che sarà sulle vostre spalle per gran parte della giornata e nessuno ve lo porterà!)
Così come ci sono sei regole, ci sono 6 cose da non dimenticare:
1. Crema solare
Il sole del deserto è davvero forte, e anche se sono una convinta sostenitrice del fascino delle rughe, dovete proteggere la vostra pelle!
2. Sacco a pelo
Tutto il caldo che patirete durante il giorno, lo rimpiangerete di notte.
3. Materassino
Dormire per terra sarà anche avventuroso ed emozionante, ma è scomodo e lo diventa ogni giorno di più, non ci si abitua.
4. Spray antiparassita
Come detto al punto tre si dorme all'aperto, e noi eravamo costantemente seguiti dalla capre...meglio prevenire!
5. Scarpe da trekking o scarponcini
Per chi, come a me, vengono le vesciche anche con le infradito, consiglio un paio di scarpe in goretex non troppo rigide e già "rodate".
6. Cerotti per vesciche
Le scarpe comode e rodate non vi salveranno! Portate cerotti in dosi massicce.
Il nostro "deserto" è stato quello delle Murge, sotto il sole di agosto, siamo partiti da Minervino e abbiamo attraversato queste piane sconfinate della Puglia.
Abbiamo camminato per circa 150 chilometri in una settimana, con cartina, bussola e sulle spalle uno zaino pesante, che però si è fatto sempre più leggero col passare dei giorni, grazie alla forza e alla volontà che abbiamo trovato dentro di noi e tra noi.
Ci sono stati momenti di sconforto e di stanchezza, abbiamo provato dolore per i nostri poveri piedi e abbiamo avuto fame.
Ma abbiamo conosciuto persone spogliate di tutto che si sono messe in gioco, e abbiamo apprezzato insieme la bellezza delle Murge, fatta di sassi e tanto cielo.
Tutte le notti ci siamo addormentati contando le stelle.
Ci siamo confortati nei momenti di difficoltà e siamo stati l'uno la forza dell'altro.
Abbiamo cantato, e Fra' Luca che camminava con noi, ha suonato un pezzo di Eric Clapton con la sua chitarra.
Alla sera intorno al fuoco ci siamo sentiti una tribù, anche se poi ognuno ha preso la sua strada.
Un'esperienza dura e allo stesso tempo ricca, che ci ha cambiato e forse migliorato.
Tornando a casa abbiamo ripreso subito le nostre abitudini, ma abbiamo delle certezze in più: se il cellulare si scarica o non c'è campo, niente crisi di panico, si può vivere anche senza e poi ciò che conta è l'essenzialità!
NdR Vi chiederete...ma se è proibito portare la macchina fotografica come mai ci sono delle foto? In effetti qualcuno ha infranto la regola, ma lo ha fatto con discrezione e nessuno se ne accorto. Solo dopo molto tempo ci ha fatto un regalo inaspettato inviandoci questi scatti, e in effetti è proprio come lo ricordavamo noi.
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